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Non è il terzo viaggio del Major Tom. Non è un dissacrante inizio di una nuova avventura musicale: è passione. Passione per Bowie, passione per un altalenante ritmo che sposta la batteria verso sonorità chiuse che poi si aprono su di una chitarra martellante.
Passione per la voce profonda di Andrea Chimenti, per la capacità di onorare il Maestro dopo 24 anni.
Facile dirla cover, difficile farla meglio. Questa non è una operazione commerciale, ma un tentativo, neanche malcelato, di dimostrare che nella provincia pugliese batte un cuore di ambiziose dimensioni artistiche. In tanti ci hanno provato, molti hanno anche elevato un’asticella difficile da superare. Questa cover ha solo il pretesto non presuntuoso di far conoscere una realtà passionale, quella di un super-gruppo (perlopiù sconosciuto alla “massa” musicale) che traccia una propria identità dietro la sua guida vocale.
Andrea Chimenti è in forma, Bowie ha mantenuto una propria identità e non è copiato. Ma amato, con passione: quella di chi ha voluto suonare il proprio istinto con il coraggio degli umili e la forza degli onesti. Vita allungata per il Major Tom! (di Mario De Vivo, critico musicale)
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Negli anni ottanta sono state fatte molte cose poco raccomandabili: le persone si rivoltavano le maniche delle giacche e gli orli dei pantaloni, che erano già pericolosamente alti, c’era gente che suonava le tastiere tenendole a tracolla come delle chitarre, qualcuno suonava il basso solo col pollice e insisteva nell’affogare i rullanti delle batterie nel riverbero. Malgrado ciò, si faceva anche grande musica: David Bowie, nel 1980, inserì nel suo album “Scary Monsters (and Super Creeps)” un brano intitolato “Ashes to Ashes”, una sorta di sequel di “Space Oddity”, che è diventato anche il secondo singolo dei The Alpha States, collettivo italiano di musicisti/produttori capitanato da Marco Maffei, che, oltre a suonarci tastiere e synth, ne cura la produzione artistica, e che, per l’occasione, vede la collaborazione alla voce di Andrea Chimenti, un tempo cantante dei Moda, storica band della scena new wave fiorentina degli anni ’80.
Se l’originale di Bowie è un feticcio new romantic, la versione di The Alpha States è molto nuova e ben poco romantica, e non paga nessun timore reverenziale all’originale, a cui chi tira le fila è notoriamente legato, se solo pensiamo che il secondo disco dei Moda fu prodotto anche da Mick Ronson, chitarrista di David Bowie.
Il pezzo si apre proprio con la voce di Andrea Chimenti a recitare ipnoticamente la lugubre filastrocca infantile con cui Bowie chiude (“My mother said, to get things done, you’d better not mess with Major Tom”); da lì parte un oscuro viaggio in crescendo, che si stratifica un pezzo sull’altro, tra tre voci, un basso fretless che omaggia elegantemente Mick Karn, il compianto bassista dei Japan, un muro di chitarre shoegazer e suoni e rumori e tamburi claustrofobici e luminosi, in un contrasto di pieni e vuoti che è rievocato anche dalla foto di copertina.
E quando, alla fine del brano, la filastrocca che aveva aperto la nostra avventura e che ciclicamente la chiude, vado a riascoltare l’originale di Bowie, è quella a sembrare la rilettura, in chiave più leggera, di un pezzo che è stato masticato, digerito e trasformato dai The Alpha States per ricordarci che… “quel” Maggiore Tom smarrito nel cosmo era proprio uno di noi (di Gianpaolo M. Ruotolo, critico musicale).
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"My mama said to get things done, you'd better not mess with Major Tom", ripeteva Bowie in tono quasi severo in questo classico senza tempo. Il messaggio poteva essere un avvertimento a non cadere nell'autocelebrazione. Come a dire "Puoi voltarti ad ammirare il tuo glorioso passato, ma fallo con attenzione… ad ogni modo è preferibile non voltarsi". Credo che The Alpha States & Andrea Chimenti abbiano compreso tale monito mentre si dedicavano a questa "Ashes to Ashes" del ventunesimo secolo: il risultato è un omaggio appassionato e rispettoso, realizzato abilmente con il necessario spirito innovativo. Ho apprezzato l'eleganza con cui la traccia scorre, il prezioso intreccio di pianoforte, chitarre e sintetizzatori, sostenuto da una sezione ritmica pregevole, densa di rimandi ai Japan: in particolar modo il basso sembra evocare il genio straordinario di Mick Karn, al quale questo brano è apertamente dedicato (lo stesso Karn avrebbe dovuto prendere parte alle registrazioni, prima di scoprire la sua malattia).
Degno di nota anche l'uso (che definirei "floydiano') degli effetti sonori, come sirene spiegate o portiere che sbattono, rumori rubati alla quotidianità che divengono parte di un ambiente immaginario e surreale. Ma la cosa che mi ha colpito di più è stato il brillante connubio delle voci: Andrea fa il suo ingresso con il calore e l'intensità che tutti conosciamo bene, e prende parte ad un gioco di luci ed ombre in netta contrapposizione con il timbro cristallino di Vincenzo Mascolo (altro ospite di The Alpha States): una simbiosi di opposti che, secondo il mio pensiero, si sviluppa in tutto il brano senza mai perdere pathos e tensione vitale. Tutto sembra leggero e sospeso, come in un volo cosmico fino ad una imprevista esplosione dinamica che ci riporta sulla terra, come in un test ad alta velocità, per poi rallentare e tornare via via più leggeri, di nuovo verso uno stato di calma, ricercando una circolarità musicale forse neanche priva di intenti simbolici. Le parole chiave sono "ora" e "poi": il Maggiore Tom sta bene, è felice, non c'è nulla di cui preoccuparsi (di Eugenio "Eugene" Valente - artista).
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Il nuovo brano di "The Alpha States & Andrea Chimenti" è dedicato a Mick Karn. Prodotto da Marco Maffei per RadioSpia records, questa versione di Ashes to Ashes di David Bowie è iniziata con l'intesa di avere Mick al basso. In seguito, per il tragico motivo che tutti conosciamo, Mick fu impossibilitato a suonare nella registrazione e, quindi, il suo completamento è stato un atto di amore del produttore e degli artisti coinvolti.
Possiamo ben immaginare la trepidazione avvertita da Giovanni Mastrangelo, quando ha registrato il basso al posto di Mick. Giovanni ha riferito di essersi profondamente commosso durante l'incisione, tale era il suo rispetto per Mick e il suo desiderio di creare una linea di basso che fosse bella e rispettosa per la sua memoria. Con il grande Andrea Chimenti ad una delle voci, il produttore Marco si rese conto con forza che avrebbe dovuto comunque terminare la canzone, in onore di Mick, e riferisce: "Spero che questa canzone rappresenti un modo rispettoso per ricordare la genialità del signor Karn. Ho sentito la sua energia in ogni fase della produzione, e quindi mi piace pensare che 'Lui' sia all'interno di questo singolo. Grazie anche ad Andrea Chimenti, abbiamo voluto esprimere ammirazione per Bowie ed amore per Mick, andando avanti... " (Penelope Harrison Jones - artista - Team Mick Karn)
Nota: TMK è un gruppo Facebook di oltre 800 fans di Mick Karn, di suoi amici e familiari. Si impegnano per salvaguardare l'eredità artistica di Mick, visto che ci ha lasciati così improvvisamente. L'ispirazione di Mick è ovunque e il gruppo TMK è profondamente toccato da questo gesto d'amore. Il loro motto è "Keep Karn and Carry On" (www.facebook.com/groups/teammickkarn)
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Difficile riproporre quella che definisco, nel caso di David Bowie, arte pura. Difficile riarrangiare uno dei suoi capolavori più complessi ed importanti, che rappresenta l'aggiornamento di uno dei personaggi spaziali della carriera di Bowie: il Maggiore Tom. Difficile si... quasi impossibile, ma nel caso di The Alpha States & Andrea Chimenti c'è da ricredersi.
Il brano Ashes to Ashes si apre in un modo avvolgente, tenebroso, quasi palpabile. Dolcemente mi sento cullata e vengo letteralmente trascinata dalle note di un pianoforte che mi spinge in alto, fino ad arrivare alla Torre di Controllo...Sprofondo in una combinazione di suoni e tutto mi pare identico.
The Alpha States & Andrea Chimenti hanno saputo sradicare, modellare e "ri-suonare", in una nuova chiave elegante e vibrante, le stesse emozioni che Bowie mi sa dare. Le percepisco in egual misura. Nel finale, un'esplosione mi scuote dalla anestetica visione della canzone (come in uno stato alpha...) ed è una piacevole sorpresa. Confinata nell'alto dei cieli... raggiungo un'emozione senza fine (di Teresa Laquintana, dark wave artist).
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Madame Butterfly and Mr. Bear - What a Wonderful
(una recensione di Valentina Scuccimarra)Acquista
Con il loro folk-pop-rock sfacciatamente “sweet & romantic”, Madame Butterfly
& Mr Bear sono decisamente un’anomalia dell’attuale panorama indie italiano. Un’elegante vibrazione acustica, leggera come un volo di “farfalla” e confortante come una “pelle d’orso” vichinga, che con disinvoltura sorvola altre poco rassicuranti sonorità come rock/sperimental/metal, etc.
Ed è proprio quest’impronta modulata su un ideale melodico di “struggente romanticismo folk” che non teme di risultare “vintage” omaggiando, con ballate originali, la tradizione “country d’autore” (che da Simon & Garfunkel attraversa Neil Young, per arrivare a Harry Nilsson e ad un certo repertorio di Leonard Cohen): quello che più contraddistingue l’identità musicale dei MB & MB.
Una band che è nata dall’incontro fatale, nel 2010, tra due musicisti con esperienze molto diverse: Vincenzo “Mr. Bear“ Mascolo (compositore iperattivo, già frontman degli Screaming Flowers, Bedford, The Frikk) e Valery “Madame Butterfly” Mai (soprano con esperienze in cori polifonici, amante della musica leggera anglofona, iscritta al Conservatorio in canto jazz).
Una sorta di collisione (casuale?) tra due pianeti sonori distanti - ben illustrata dal nome - che ha originato un progetto musicale interessante e che offre un repertorio adatto ad un pubblico alla ricerca di respiri melodici che evochino atmosfere folkeggianti statunitensi affinate da una sensibilità europea.
MB & MB, oltre a collezionare live, si sono segnalati in numerosi contest a livello nazionale, grazie anche ad un repertorio originale confezionato con classe compositiva e grazie a due voci che sanno armonizzarsi in maniera convincente. Nel tempo, il duo ha integrato anche una band, ospitando vari componenti a rendere più denso l’impasto fra le due voci e la chitarra di Vincenzo.
Tra questi, in particolare, il violino di Emanuela Lyoi, che è anche una parte integrante del brano What a Wonderful prodotto dalla label “RadioSpia records” di Marco Maffei.
Pubblicato l’8 dicembre 2013, il brano è vincitore del concorso nazionale "Win a Hit at Mastering.it", che ha visto una difficile selezione effettuata in modo impeccabile da una giuria di esperti - Andrea Chimenti, Valentino Corvino, Giovanna Russo, Mario Longo e Mara Campobasso.
Sono sicura che “What a Wonderful” conquisterà tutti, soprattutto chi è alla ricerca della musica ideale per evadere dal quotidiano rifugiandosi in una dimensione onirica che ha il sapore dei caldi abbracci (di Valentina Scuccimarra, critico musicale).
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Recensioni di
The Alpha States - Solitude Standing
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Lo stato vegetativo che potrebbe intendere il loro nome non ha assolutamente nulla
a che vedere con quello creativo di questo singolo. Con Suzanne Vega nel cuore e l'elettronica tra i sentimenti, The Alpha States ci rendono partecipi della solitudine nel dover rincorrere una cover che mantiene, nelle atmosfere, il giusto sapore del pop-folk per poi stringere la mano all'elettronica minimalista degli anni '90.
E, se Solitude Standing riesce emotivamente a far partecipare non solo chi di nostalgia ci vive, Violeentiak è una botta al cervello che sussulta in ritmi incalzanti verso la follia. They're sitting all together in the dark in the warm (di Mario De Vivo, critico musicale).
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In questo universo, "Solitude Standing" è il brano che dà il nome all’album con cui Suzanne Vega divenne una star mondiale oltre venticinque anni fa. In un altro universo, parallelo e possibile, invece, The Alpha States pubblicarono la loro “Solitude Standing” PRIMA di Suzanne Vega.
Prima delle volute sussurate di Suzanne, c’erano le coloriture più gravi di Mara De Mutiis. E ancora prima che sfociasse nell’acquietata versione che diede il nome all’album del 1987, anche il tappeto musicale vibrava al ritmo scomposto marchiato The Alpha States, insieme alle inquietudini espresse nel testo: “I've come to set a twisted thing straight”.
Questa è la mia sensazione, ascoltando l’EP “The Alpha States – Solitude Standing” prodotto da RadioSpia, l’etichetta indipendente / evoluzione di un format che per due stagioni radiofoniche propose interviste ed esibizioni dal vivo, da ultimo sulle frequenze dell’emittente pugliese RadioNova97. E foggiani sono anche Mara De Mutiis (voce su Solitude Standing), Gianrico Colonna (coautore di “Violentiaak” e chitarra sul “Trip Remix”) e Marco Maffei (ideatore e cardine del progetto), trasformatisi, per l’occasione, da Violent Bop Generator a The Alpha States.
L’indizio rivelatore è la seconda traccia, “Violeentiaak”: è da questa «botta al cervello», come qualche altro critico l’ha già definita, che si intuisce il programma con cui soprattutto Maffei, engineer e “disegnatore” di suoni, ha messo su il progetto. “Violeentiaak” è un sabbath, con intro da Massive Attack e uno sviluppo alla Portishead: un crescendo senza culmine, congegnato per stordire e condurre alla trance, come poi si chiama il genere d’ispirazione, e come faceva già sospettare il naming. Sì, perché i brani portano a un livello assai oltre lo «stato vegetativo»: con le onde alfa del cervello si creano le cose più sublimi, si accede a stadi extrasensoriali, non si sente più il dolore, si rigenerano corpo e mente. Il tema è il corpo e la musica. «Gli anni di techno e di musica digitale hanno risvegliato nella nostra civiltà tecnologica e metropolitana un’antichissima risorsa vitale: la capacità di trascendere il proprio corpo per accedere, attraverso la musica e la danza, alla dimensione dell’ignoto, dell’altrove e dunque della trance», scriveva Gianfranco Salvatore, etnomusicologo che insegna all’Università di Lecce (Techno-trance. Una rivoluzione musicale di fine millennio, Castelvecchi, 1998). Più che integrarsi nel back-catalogue con cui, nel 2012, la stessa Suzanne Vega celebrò il giubileo di “Solitude Standing” (con una serie di concerti anche in Italia), il twist/er sonoro di The Alpha States, con tutto il loro sciame di vibrazioni e frequenze, ne sembrano quasi un pre/testo.
Se è così, suggerisco di ascoltarlo in questo ordine: cominciate da “Violeentiaak” (traccia 2), proseguite con “Solitude Standing (Trip Remix)” (traccia 3), poi con “Solitude Standing” (traccia 1) e concludete, dopo aver alterato lo stato di coscienza, fuori dall’EP, ascoltando l’originale di S.Vega. Quest’ultima traccia vi sembrerà, probabilmente, una cover di The Alpha States (di Giovanni Dello Iacovo, giornalista).